..UN PO DI STORIA DELLA PARROCCHIA
La Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo sorge nella frazione di Chiesa e la sua storia è legata al trascorso del paese di Frassinelle la cui etimologia è incerta. In un documento del 907 è citato un canale "Fraxenoni" che correva vicino alle "Fosse Philistinae” chiamate così dal nome di un certo "Philistus" ("Filisto" ricordato da Plutarco). Questi era un generale siracusano esiliato nel 386 a.C. in Adria da Dionisio il Vecchio (tiranno di Siracusa 406 – 367 a.C.) ed avrebbe fatto scavare tali “fosse” per mettere in comunicazione l'Adige con la laguna di Adria; da ciò sarebbe derivato il nome di "Fossiones Philistinae" ricordate anche da Plinio (il cui nome sarebbe conservato nelle attuali fosse "Pristine o Pelestrine" presso Adria). Ulteriore conferma storica delle iniziative per opera di Philistus è fatta dall'Olivieri (Dante Olivieri, "Nuovi Complementi alla Toponomastica Veneta" in "Atti Istituto Veneto di SS.LL.AA.", 1940-41, to. C, p.2^, pp. 371-372).
Altra testimonianza scritta del territorio si riscontra in un documento papale della fine del X secolo e più precisamente nella bolla di papa Martino III del 944 in cui è citata una "Valle Fraxineta". Anche lo storico ferrarese Antonio Frizzi (1736-1800) cita il canale come località di confine. In origine il luogo era un grande pantano insalubre caratterizzato dalla presenza di aree palustri soggette a frequenti alluvioni. I primi insediamenti abitativi si hanno dalla seconda metà del XV secolo e più precisamente nell’anno 1475 quando l’allora duca Ercole I d’Este, signore di Ferrara, concesse a questo luogo incolto e paludoso alcuni benefici per facilitarne la bonifica da parte dei pochi abitanti.
Il territorio allora era sotto il dominio politico degli Estensi e vi rimarrà fino al 1597 anno in cui morì Alfonso II che non ebbe eredi e il Ducato di Ferrara passo sotto il dominio della Santa Sede. Va ricordato che il Po nell’antichità scorreva a sud di Ferrara e l’attuale alveo del Grande Fiume, il Polesine, lo è divenuto solo verso il XII secolo a seguito delle tante rotte degli argini avvenute a Ficarolo e dintorni. Proprio per concorrere alla bonifica in questo periodo furono costituiti numerosi consorzi e tra questi, nel 1496, compare il consorzio di Frassinelle e Pincara impegnato nel prosciugamento e risanamento della zona. In questa fase è menzionata per la prima volta la Parrocchia di S. Bartolomeo Apostolo.
Fra i documenti presentati presso il notaio Aldovrandino Sacrati (1488) curatore in Ferrara degli interessi del Vescovo di Adria, si cita la rinuncia al Beneficio Parrocchiale di Frassinella da parte della Curia. In seguito nella nota del notaio Alessandro Benessuto, 9 marzo 1496, è riportata la collazione del Beneficio di S. Bartolomeo Apostolo di Villae Frassanellae: questo è il primo passo con cui intraprende il cammino la Parrocchia. All’inizio (1482) fu incorporata nei beni della “Fabbriceria S. Marco” di Venezia assieme alle parrocchie di Pontecchio e Guardazzola (decreto di Papa Leone X). I redditi che rimanevano a disposizione dei parroci dopo aver versato alla Basilica di S. Marco in Venezia la quota spettante, bastavano appena al loro sostentamento e a quello dei pochi collaboratori.
Lo storico Ferretto (a. 1536) menzione la comunità di S. Bartolomeo Apostolo come un centro religioso che contava circa 400 parrocchiani e una misera rendita di 20 ducati.
Le notizie arrivate a noi sulla vita parrocchiale di allora sono scarne e si trovano principalmente nei verbali stesi a seguito delle visite pastorali che a quell’epoca erano piuttosto occasionali.
Alcuni esempi:
Il primo parroco- curato menzionato alla conduzione della Parrocchia di S. Bartolomeo Apostolo è don Leone (a. 1549 – Verbale della visita vescovile di mons. Stanga). Si fa cenno anche alla struttura della chiesa che ha “tre altari: in uno di questi vi è una “pala bellissima”.
Nel 1559 il vicario vescovile Zerbinati fa visita alla parrocchia e dal verbale risulta che la chiesa era priva di pavimento per cui “ordina ai fedeli di fare una sottoscrizione per concorrere a un terzo della spesa dell’intero pavimento”. Si segnala pure del massaro Girolamo Filago, della Confraternita del Rosario, persona “dell’intellighentia locale”, possessore di una ricca biblioteca con molti libri “interessanti”. Si fa una descrizione dell’interno della chiesa (chiamata oratorio): a una sola navata e alla destra di chi entra era collocato il Battistero.
Nel 1597, come si è visto, il territorio passò sotto il governo dello Stato Pontificio; il dominio durò 200 anni durante i quali il centro frassinellese conobbe un notevole sviluppo. Risalgono a questa epoca le bellissime ceramiche graffite ritrovate nel Canal Bianco in corrispondenza del capoluogo e ora conservate nel Museo della Civiltà Contadina di Rovigo.
Nel 1604 con la visita alla Parrocchia di mons. Flavio Peroto il verbale riporta una particolare descrizione della struttura della chiesa. Essa è orientata a levante, dà sulla via Romana, aula grande che termina con presbiterio e coro, piccola navata laterale con due altari e battistero. Il campanile con due campane è contiguo a una cappella laterale. Si cita pure il cimitero a sud ovest della chiesa e confinante con via Romana.
Dalla parte del Battistero era stata aggiunta una “sezonta” e il presule chiese se era stata consacrata. A risposta affermativa domandò perché non c’erano croci e si sentì rispondere: ”Imbiancandola col pennello le avevano cancellate”. Il verbale descrive l’interno con quattro altari: Maggiore, S. Lorenzo e Rocco, SS. mo Nome di Dio , B.V. del Rosario vicino al Battistero. La popolazione era di 1400 abitanti e la struttura fu giudicata insufficiente per il numero dei parrocchiani.
Nel 1641 dal verbale della visita pastorale si ha notizia che il pendente campanile rimasto in bilico per circa 300 anni “minaccia di ruinare”.
Nel 1674 gli altari sono cinque al quale vanno aggiunte due tele “buone”: in una e ritratta “La Vergine con S. Marco” nell’altra “La Vergine del Carmelo e Anime del Purgatorio”.
Nel 1719 nella relazione stesa per la visita del Vescovo Antonio Vaira, si ricorda la posizione della tela di S. Bartolomeo Apostolo nel coro; il campanile aveva due campane; era stata completata la sacrestia e all’interno aggiunta una mezza campata che sembrava dare alla chiesa la sua forma migliore. La popolazione però aumentava in rapporto alla terra bonificata: la chiesa rimaneva sempre la stessa e nelle grandi occasioni la celebrazione della Messa doveva essere seguita all’esterno per mancanza di spazio.
Con la visita del vescovo Speroni nel 1772 fu rilevata ancora una volta la necessità di ampliare lo spazio. Si riscontrò pure l’aumento della rendita della Parrocchia che saliva a 180 ducati annui, ma la maggior parte dei denari era ancora assorbita dai Procuratori di S. Marco in Venezia per il mantenimento del coro sin dal 1482. Questo balzello durò fino al 1812 quando la giurisdizione di Frassinelle passò al Governo Italico. Il periodo che segue sotto il governo italico dall’800 in poi non fornisce notizie di particolari interesse sulla Parrocchia di S. Bartolomeo Apostolo.
Sicuramente l’episodio che ha segnato questa comunità è da datarsi 14 novembre 1951. Giorno tragico per il Polesine, ma particolarmente dolorosa per gli abitanti di Frassinelle perché perirono in quel giorno a causa delle fangose acque del Po che aveva rotto gli argini a S. M. Maddalena, 84 persone. Erano a bordo di un camion e cercavano di porsi in salvo dall’avanzare dell’acqua quando in via Garibaldi, a non più di 300 metri dalla chiesa di S. Bartolomeo Apostolo, il mezzo fu travolto da un’ondata e si rovesciò trascinando con sé le persone trasportate.
Oltre a questa tragedia e a causa dei gravissimi danni causati dalle infiltrazioni d’acqua alluvionale la comunità di S. Bartolomeo Apostolo si vide costretta a demolire la chiesa e il campanile. All’inizio si sperava di poter recuperare la struttura e mettere così in sesto tutto l’edificio, ma lo straordinario evento naturale aveva evidenziata tutta la fragilità della costruzione e si dovette procedere all’abbattimento.
Inizia una nuova storia che vede il paese e la comunità di S. Bartolomeo Apostolo determinati alla realizzazione di una nuova struttura; questo avviene anche grazie all’impegno della Comunità Nazionale e Internazionale, al supporto del Genio Civile di Rovigo che con volontà e impegno portarono a termine la ricostruzione della
Primi scavi per le fondamenta Chiesa, del campanile e della casa canonica: la consacrazione avvenne il 12 novembre 1955 da parte del Vescovo Guida M. Marzocco.
Il parroco della ricostruzione (1951) fu don Mario Marini al quale succedette don Antonio Bertoli che an
dò in pensione nel 2006 e a sua volta sostituito nel 2007 da don Licio Boldrin a cui fu affidata la conduzione della Interno- fase di ricostruzione
Parrocchia di S. Bartolomeo Apostolo.
Attualmente la comunità parrocchiale è formata da circa 600 persone perché il Vescovo di Adria, Guido M. Marzocco con bolla del 15 agosto 1956 f
ece erigere nel capoluogo la nuova Parrocchia di S. Maria Assunta. Nel 1955 oltre alla realizzazione della Chiesa, la comunità parrocchiale con
Interno-fase di ricostruzione propri mezzi, grande impegno e sacrificio, riuscì a rendere concreta la costruzione dell’attuale Scuola Il campanile ingabbiato
Materna su un terreno donato dalle sorelle Maria e Adalgisa Calzavarini.
La struttura è attualmente funzionante e la Parrocchia ne cura la gestione “in primis”.
La Chiesa finita (foto anno 1953)
Un cenno storico sui parroci che si sono avvicendati: consultando i registri parrocchiali risulta che dal 1774 nella Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo si succedettero 22 parroci: il primo ricordato in questo registro fu don Stefano Barcaro (1774/1783) al quale subentrò don Angelo Fana (1783/1800) e così via via fino all’attuale parroco don Licio Boldrin (2007).